Quesito
Buon giorno Padre,
vorrei farle una domanda.
Dentro ogni persona c’è un, chiamiamolo, “io”, composto dalle proprie conoscenze, competenze, interessi, affetti.
Questo “io” fa parte dell’anima e quindi sopravvive alla morte?
Apparentemente sì, altrimenti non avrebbe senso dire che l’uomo è immortale.
Però immaginiamo, per esempio, una madre che muore lasciano un figlio disabile; come farebbe ad essere felice in paradiso sapendo che lui è rimasto solo?
Voglio dire, andrebbe da Dio ad assillarlo fino a quando Lui, per sfinimento, gli concederebbe una grazia.
Adesso ho fatto una battuta ma spero di avere reso il concetto.
Se questa grazia non c’è come deve essere interpretata la cosa? Lei non era abbastanza santa? Il ricordo del figlio magari c’è, ma è una cosa ormai sfumata e lontana?
Chiediamo spesso alle persone care di intercedere per noi, però se, apparentemente, non si vedono risultatati particolari vuol dire che l’“io” di queste persone ci ha “dimenticati”?
Grazie
Marco
Per la risposta vedi il sito Amici domenicani